APPELLO

RIVOLTO ALLA GIUNTA REGIONALE DELL’EMLIA-ROMAGNA, ALL’AUTORITA DI BACINO DEL PO E AL SERVIZIO SICUREZZA TERRITORIALE E PROTEZIONE CIVILE

La crisi climatica ormai è innegabile. Una lunga siccità è stata seguita da due eventi meteorici estesi e di grande intensità: in meno di due settimane in Romagna è caduta più della metà della pioggia che solitamente è attesa in un anno, con 23 fiumi esondati, un evento senza precedenti negli ultimi 100 anni.

Ciò ha provocato la morte di persone e migliaia di sfollati.
È stato colpito l’uomo nella sua casa, nel suo lavoro, nella sua socialità.
Sono stati colpiti gli animali.

L’eccezionalità di quanto accaduto manifesta palesemente la vulnerabilità dei nostri territori e la fragilità intrinseca dei nostri corsi d’acqua; le opere di difesa esistenti sono state letteralmente sopraffatte e vanificate e purtroppo tali eventi saranno sempre più frequenti dato il cambiamento climatico in corso.

Tale situazione in divenire, ci spinge allora ad adottare una nuova visione di insieme, una revisione epocale del nostro territorio. Consideriamo oramai fallimentare quell’approccio guidato da una logica meramente difensiva che semplicemente intende avvalersi delle medesime sottodimensionate strutture per proteggerci dal pericolo che i corsi d’acqua possono rappresentare; torrenti che hanno fatto e fanno la ricchezza della nostra regione!
Cambiamo allora radicalmente approccio, “entriamo in dialogo con la natura” e ridiamo ai fiumi e ai loro bacini idrografici il loro spazio.

Riduciamo nettamente la cementificazione e puntiamo alla riqualificazione.
Creiamo sistemi resilienti in grado di assorbire i massimi pluviometrici e sostenere le portate di magra, in un ampio spettro di scenari.
Investiamo in risorse interdisciplinari che garantiscano contestualmente la riduzione del rischio idrogeologico, il ripristino della funzionalità ecologica e idromorfologica dei fiumi, la tutela degli ecosistemi e della biodiversità.Bisogna arretrare gli argini dai corsi d’acqua, riconquistare terreni al demanio pubblico, ripristinare aree di laminazione naturale delle piene, delocalizzare infrastrutture a rischio.
Un evento calamitoso è tale nella misura in cui il territorio e le comunità non sono preparati ad affrontare queste situazioni; dipende da quanto si è lavorato per ridurre la vulnerabilità degli insediamenti e per aumentare nelle persone la consapevolezza del rischio cui sono esposte.

Il fiume è un sistema complesso e la sua gestione non può prescindere dall’utilizzo di competenze diverse e da una programmazione ispirata a una cultura basata sul dare “spazio al fiume”.
Rivolgiamo dunque un APPELLO alle autorità competenti affinché si adotti una nuova cultura di gestione del territorio che comprenda:

  1. Riqualificazione fluviale tramite una pianificazione lungimirante integrata da tutte le discipline coinvolte: geomorfologia, ecologia, idrologia, idraulica, forestale, agronomia tramite una collaborazione tecnica che superi i confini amministrativi e la frammentazione dei centri di responsabilità.
  2. Un cambio di paradigma da parte delle istituzioni verso i cittadini, che preveda un dialogo costruttivo, la trasparenza e la condivisione dei progetti.

5 Luglio 2023

FIRME:
CambiamOra! (gruppo di cittadini impegnati per il fiume Idice)
Circolo Movimento Laudato Sì di Budrio
Legambiente ImolaMedicina ODV

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